DUCATI SCRAMBLER ICON YELLOW

VENDUTA

SPECIFICHE

ANNO : 2016
CHILOMETRI : 2.400
POTENZA : 108 Cv
CILINDRATA : 800 cm3
ALIMENTAZIONE : BENZINA/PETROIL
CAMBIO : Manuale 
CILINDRI : 2
ESTERNO/INTERNO :  Giallo

OPTIONAL

  • Italiana
  • Targhe Originali

Una volta le moto erano metallo e calore, pistoni e ammortizzatori. Quello che vedevi era anche quello che toccavi, che compravi. Oggi ogni prodotto motociclistico che esce dalle aziende si porta dietro le regole non scritte di un marketing che lavora senza sosta, che crea e modifica i gusti. E così, chi compra la nuova Scrambler Ducati (sì, a Borgo Panigale scrivono marca e modello invertiti rispetto all’ordinario…) non entra in possesso solo di un mezzo a motore, ma – inconsciamente o meno – viene a contatto con una filosofia di vita, con un mondo fatto di baffi e barba curati, pantaloni con il risvolto, camicie a quadri e accessori ricercati. E la moto? Spingendo questo concetto all’estremo, sembrerebbe diventare un elemento quasi di contorno… e invece, a ben guardare, di carne al fuoco con questa bicilindrica ce n’è in abbondanza. Ed è di ottima qualità. La Scrambler è un gustoso biglietto d’ingresso allo spettacolo offerto dalla gamma Ducati: una moto per muovere i primi passi, per chi ritorna in sella, per le ragazze. La Scrambler è un po’ quello che erano le Monster piccole e medie fino a qualche anno fa. Ma anche un mezzo per tutti quelli che cercano una nuda di carattere, oltre a un qualcosa dallo stile particolare, che non invecchi in fretta.

Della Scrambler non bisogna parlare al singolare… ma al plurale. È infatti disponibile in quattro versioni che condivido no la medesima base meccanica: alla Icon che abbiamo provato in questo servizio si affiancano la Classic, la Full Throttle e la Urban Enduro, ognuna realizzata attingendo con gusto (secondo linee guida predeterminate) dal ricco catalogo di accessori, estetici e non, messo insieme dalla Ducati. Così, se la Classic richiama lo stile degli Anni 70 (parafanghi in lamiera, cerchi a raggi, serbatoio con banda nera e sella marrone), la Full Throttle si rifà alle moto da flat track: la sella ha un taglio più sportivo e inserti gialli, lo scarico è un Termignoni, il manubrio è meno sagomato e il parafango anteriore è minimal. Poi c’è la Urban Enduro, la versione più avventurosa delle quattro: c’è il paracoppa di serie, il parafango anteriore alto, la griglia sul fanale, le protezioni sugli steli della forcella e il traversino sul manubrio. Tutto, insomma, per affrontare anche del facile off-road. Se cercate semplicità, invece, occorre tornare alla Icon di questa prova, disponibile anche su base grafica “rosso Ducati”: il serbatoio in acciaio a goccia con guance intercambiabili si sposa alla perfezione con linee pulite che richiamano quelle della Scrambler degli Anni 70. Tuttavia sono i dettagli a fare la differenza, come il fanale anteriore in vetro con luce di posizione a led posti lungo la circonferenza; come la strumentazione essenziale e decentrata; come l’evocativa chiusura del tappo del serbatoio; come la forma della chiave di contatto che riprende quella dell’interruttore delle luci del modello originario. Tecnicamente, la Scrambler non riserva molte sorprese: il motore che la spinge deriva dal bicilindrico desmo della Monster 796, modificato nella distribuzione e dotato di un solo corpo farfallato per risparmiare spazio senza sacrificare troppo la capacità del piccolo serbatoio, che riesce così a tenere 13,5 litri di benzina. Da un punto di vista ciclistico questa moto sfrutta un classico telaio a traliccio cui sono abbinate semplici sospensioni Kayaba e pneumatici Pirelli: questi sono degli MT60 RS, che con i loro ampi tasselloni danno qull’evocativa immagine da tuttoterreno, senza negare grip e prestazioni nell’uso su asfalto, che è poi quello reale per cui è stata studiata questa moto.

Facile e immediata. Piacevole e divertente. Queste le prime parole che ci passano per la testa quando muoviamo i primi passi in sella alla Scrambler: la filosofia del modello originario è stata rispettata. Agilità e stabilità in questa moto trovano un punto di equilibrio eccellente, specialmente quando si affrontano strade extraurbane movimentate da curve e controcurve. Qui la Scrambler si esalta, offrendo tanto divertimento, un elevato livello di sicurezza e una maneggevolezza strepitosa. All’efficacia nel misto contribuisce anche la posizione di guida naturale: l’unico elemento a cui bisogna abituarsi è il manubrio piuttosto largo e molto sagomato che alla lunga può stancare, soprattutto in autostrada, quando subentra anche il carico aerodinamico che grava sul busto. Per aggirare il problema, basta però scegliere in fase di acquisto il manubrio più “basso”… Sul fronte sospensioni, la forcella batte il mono tre a zero: è più scorrevole, meglio tarata e più rilassante. Sulle sconnessioni il retrotreno spesso scalcia in maniera poco gentile, un comportamento che per fortuna rimane limitato al comfort e che non influisce sulla stabilità e la precisione di guida, sempre ineccepibili. Anche la trazione in questo senso rimane buona. Sul pavé delle città, la risposta delle sospensioni penalizza il comfort. E nemmeno i frequenti stop&go imposti da traffico e semafori aiutano a gustarsi la Scrambler, perché qui il bicilindrico manifesta il suo carattere schietto: per quanto addolcito, ai bassi regimi non è ancora un esempio di fluidità e costringe a guidare “con la frizione in mano”. Un Ducati è sempre un Ducati… e infatti il pompone nel misto va alla grande, con una progressione piena e redditizia da poco prima dei 4.000 giri fin oltre i 7.500. Ci si può esaltare dandoci dentro con il gas, ma anche andare a spasso. Davvero un bel motore, è l’esempio di come 75 CV “giusti” siano una dose perfetta per divertirsi. Promosso l’impianto frenante, sempre ben gestibile e coadiuvato da un ABS morigerato e gentile negli interventi, unica concessione all’elettronica in questa moto.