VENDUTA
ANNO : 2008
CHILOMETRI : 15.000
POTENZA : 640 Cv
CILINDRATA : 6500 cm3
ALIMENTAZIONE : BENZINA/PETROIL
CAMBIO : Automatico
CILINDRI : 12
ESTERNO/INTERNO : Nero Pegaso – Pelle nera
Il modello di punta della produzione Lamborghini è sempre una vettura di cui si parla a lungo. Sia per i contenuti tecnici e lo stile inimitabile, sia perché si tratta di modelli solitamente destinati a “vivere” a lungo, con varie evoluzioni ed edizioni speciali. La Murcielago, al vertice della gamma del Toro dal 2001 al 2010, ha però diversi motivi particolari per essere considerata una pietra miliare.
Più ancora della Diablo e della Aventandor, infatti, la Murcielago ha rappresentato una svolta nella tormentata storia della Casa di Sant’Agata Bolognese che prima di lei ha rischiato più volte di cadere e che proprio con lei è infine rinata.
Nel 1998, infatti, dopo alcuni anni sotto la controversa gestione di una multinazionale indonesiana e alcuni progetti per nuove vetture che non sono riusciti a trovare sbocco, Lamborghini è passata sotto il controllo di Audi, che ha dato nuova linfa ed energia allo sviluppo della 12 cilindri erede della Diablo e approvato quello di una seconda vettura che avrebbe dato vita nel 2003 alla V10 Gallardo
Presentata nel 2001, con bagno di folla al Salone autunnale di Francoforte, la Murcielago ha colpito di primo acchito soprattutto per le linee, innovative anche se non prive di una continuità di fondo con i modelli precedenti. L’estro di Marcello Gandini aveva lasciato il posto all’ispirazione del talentuoso Luc Donckerwolke, che aveva già dato prova della sua vena in Skoda e Audi ed era già intervenuto nel restyling della Diablo.
La Murcielago si distingueva per una linea più bassa e discendente che invece di terminare con un posteriore rialzato, diritto e tronco, chiedeva l’imponente corporatura con una coda rastremata e arrotondata. Tocco distintivo, le prese d’aria mobili ai lati del vano motore che si alzavano alle alte velocità per aumentare l’afflusso al V12. Queste piccole ali si sposavano perfettamente con il nome dell’auto che in spagnolo significa “pipistrello” e che era ancora una volta prelevato dal mondo delle corride: si trattava infatti del soprannome dato a un toro celebre per la sua agilità.
Lo schema meccanico non si discostava troppo da quello delle precedenti supercar di Sant’Agata: motore posteriore longitudinale V12, con cilindrata aumentata a 6,2 litri da 580 CV e 650 Nm di coppia, cambio manuale (a cui si è presto aggiunto un robotizzato e-gear) rivolto verso l’abitacolo per accentrare le masse.
La novità era l’adozione della trazione integrale con giunto viscoso, sistema introdotto sulla la Diablo nella versione VT ma che qui diventava standard. Poco da dire sulle prestazioni: ben oltre 300 km/h di velocità e accelerazione da 0 a 100 km/h in poco meno di 4 secondi. Solo per incominciare.
Nel marzo del 2006 è arrivata l’evoluzione con cui Lamborghini ha iniziato ad affiancare al nome di ogni modello una sigla indicante la posizione del motore e la potenza: la nuova Murcielago LP 640 (longitudinale posteriore, 640 CV) aveva infatti il motore elevato a 6,5 litri e potenziato di 60 CV, una coppia di 660 Nm e lievi ritocchi estetici finalizzati al miglioramento delle prestazioni.
Tra questi, prese d’aria più ampie e sporgenti nella parte bassa delle fiancate che portavano la larghezza massima a 2,05 metri. La velocità era salita a 340 km/h, lo 0-100 sceso a 3,3 secondi. La Roadster non si fece attendere: leggermente più lenta per via del peso maggiore, aveva però ricevuto una variante in tiratura limitata chiamata LP650-4 Roadster (il 4 indicava la trazione integrale), con 10 CV in più e finiture dedicate.