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ANNO: 1954
CHILOMETRI: 59.000
POTENZA: 50 Cv
CILINDRATA: 1100 cm3
ALIMENTAZIONE: BENZINA/PETROIL
CAMBIO: Manuale
CILINDRI: 4
ESTERNO: Azzurro Metalizzato
INTERNO: Pelle Blu/Tessuto Beige – Tappeti Beige
Negli anni ’50 con la crescita del benessere e della produzione automobilistica, la passione per lo sport automobilistico visse un’epoca d’oro. Le Case Italiane dominavano le corse: Abarth, Alfa Romeo, Ferrari, Maserati e tutta una serie di piccoli specialisti come Stanguellini ed Ermini. Alcuni tra i migliori piloti erano italiani: da quelli della vecchia guardia come Nuvolari e Varzi, ai giovani come Villoresi, Ascari, Farina, Fagioli, Castellotti, Taruffi, i Conti Marzotto… Infine, alcune delle più importanti corse si svolgevano in Italia: a Monza, ma soprattutto sulle nostre strade di tutti i giorni, come la Mille Miglia, la Targa Florio e un numero infinito di piccole gare locali.
In questo ambiente, logicamente anche l’industria automobilistica si attrezzò per venire incontro alle esigenze del pubblico, offrendo prodotti pensati per l’uso sportivo, ma derivati dai modelli di grande serie, per contenerne i costi.
Uno dei modelli più riusciti fu la Fiat 1100 TV (Turismo Veloce), una berlina quattro porte con meccanica più ‘cattiva’. Fu presentata al Salone di Parigi del 1953, pochi mesi dopo la berlina di serie 1100/103.
Un piccolo numero di 1100 TV fu prodotto dalla Fiat in versione pianale: privo cioè della carrozzeria, in modo da dare agli specialisti esterni la materia prima per creare vetture uniche.
Una di queste fu la Coupé realizzata dalla Pinin Farina in poco più di 700 esemplari.
Nel realizzare questa piccola ma cattiva fuoriserie, Pinin Farina attinse al suo impareggiabile bagaglio stilistico, ed il risultato non potrebbe essere più lontano dalla berlina da cui deriva: tanto quella era borghese e paciosa, quanto la Coupé era aggressiva ed elegante. Chiara la parentela con due delle vetture più riuscite di tutti i tempi, entrambe torinesi ed entrambe realizzate da Pinin Farina: la Cisitalia 202 e la Lancia Aurelia B20.
Le proporzioni naturalmente sono quelle più compatte dettate dal telaio della 1100, il che permise anche di ottenere un peso ridotto a tutto vantaggio delle prestazioni.
Al confronto delle tante realizzazioni artigianali -che pure hanno fatto la storia dell’automobilismo sportivo italiano del dopoguerra- questa vettura è figlia della grande industria e della grande carrozzeria. Ciò le permette di avere una qualità apparente ed intrinseca sconosciute alle creazioni dei tanti artigiani che gli americani hanno battezzato ‘etceterini’.
Queste qualità, insieme al buon confort, alle ottime prestazioni ed alla rarità assoluta, hanno reso queste piccole ma grandi Fiat molto ricercate dagli appassionati delle vetture da corsa di quel periodo, e soprattutto da coloro che vogliono cimentarsi nella Mille Miglia.