FERRARI 208 GTS TURBO€VENDUTA
- ANNO : 1985
- CHILOMETRI : 59.000
- POTENZA : 220 Cv
- CILINDRATA : 1.985 cm3
- ALIMENTAZIONE : BENZINA/PETROIL
- CAMBIO : Manuale
- CILINDRI : 8
- ESTERNO/INTERNO : Rosso / Interni Pelle Beige Moquette Castoro
- Km Certificati
- 2 proprietari
- Spoiler posteriore
- Aria condizionata
- Tool kit e service book presenti
- Targhe Originali
- Asi Oro
Solo i lettori più giovani possono non ricordare la persecuzione dell’IVA “pesante” nei confronti del mercato automobilistico italiano, con un’aliquota che raggiunse il mostruoso 38% del valore. Tutti gli altri non avranno dimenticato le acrobazie dei motoristi italiani per confezionare automobili di primo piano senza sforare i due litri di cilindrata, se alimentate a benzina, oppure i due litri e mezzo se a gasolio. Queste circostanze, per certi versi decisamente avvilenti, furono tuttavia utili ad evidenziare il grado di valentìa dei suddetti tecnici che furono in grado di progettare veri e propri gioielli: come non ricordare, per esempio, il 16V Turbo della Lancia ed il Twin Spark dell’Alfa Romeo?
E se vi furono nascite di questo livello a Torino ed a Milano, cosa poteva venire fuori da Maranello? Per la verità la partenza non fu brillantissima: fin dal 1975 si adottò, inizialmente sulla Dino 208 GT4, il V8 da due litri ottenuto diminuendo l’alesaggio dell’ormai affermato tre litri. Montando poi tale unità, a partire dal 1980, anche sulle due posti GTB e GTS si resero più accessibili queste desideratissime auto, ma ci si ritrovò con soli 155 CV, insufficienti per smuovere con l’attesa veemenza i loro dodici quintali abbondanti.
Intendiamoci: se queste auto non si chiamassero Ferrari non ci sarebbero molti motivi di lamentela: la progressione del V8, la perfetta rapportatura del cambio, l’eccellenza della telaistica e l’atmosfera generale regalano un’esperienza di guida appagante più di quanto si possa immaginare sulla carta. Ma se si ha un cavallino rampante su sfondo giallo al centro del volante non ci si può ritrovare a battagliare nel traffico con le VW Golf GTI o le Fiat Uno Turbo: l’esperienza può essere mortificante, tanto che allora i proprietari impararono subito a lasciar perdere consolandosi con l’impatto decisamente diverso che le loro auto avevano sull’utenza femminile dell’epoca
Tuttavia, nonostante quest’ultima interessante prerogativa, il mix di scarse prestazioni e prezzo elevato portò le Ferrari 208 ad essere scelte solamente da trecento persone in due anni; fu così che, finalmente, la Ferrari, allora forse ancor più tradizionalista della Rolls-Royce, si decise ad imbullonare un turbocompressore ad uno dei suoi motori. Presentata al Salone di Torino in aprile del 1982, la Ferrari 208 GTB Turbo, grazie anche all’alimentazione ad iniezione anziché con i quattro classici carburatori Weber, poteva disporre di 65 CV in più, per un totale di 220, della versione aspirata che andava a sostituire, consentendo di superare i 240 km orari con adeguata accelerazione.
Esteticamente le modifiche furono particolarmente riuscite: spoiler più pronunciato nel muso ed un altro che spunta sopra l’abitacolo, una presa d’aria Naca compare davanti ad ognuna delle ruote posteriori ed un’altra a sviluppo trasversale la si ritrova sul cofano anteriore dipinta di nero come le grigliature dietro i fari retrattili; notevoli, infine, anche i quattro “sputafuoco” posteriori al posto del tubicino di scarico singolo della 208 aspirata.
L’idea era di costruire un centinaio di GTB solo per l’Italia ma poi le sue doti le assicurarono buon successo tanto da indurre la Ferrari a proporre anche la GTS dal 1983, consentendo così alla 208 Turbo di essere prodotta in oltre quattrocento esemplari fino al 1985. Nel 1986 compare la pregevolissima evoluzione di questo modello che perde la sigla 208 mentre guadagna l’intercooler nell’impianto di sovralimentazione, intanto che si sostituisce la vecchia turbina KKK con una IHI giapponese più moderna e reattiva.
Il risultato sono 254 CV con prestazioni e consumi sovrapponibili a quelli della 328: l’eccellente ultima incarnazione di questa famiglia di Ferrari con motore centrale trasversale; il tutto, come detto, al riparo dalle attenzioni del Fisco italiano. Un modello che si caratterizza anche per un generale e riuscitissimo ammodernamento della linea ripreso in toto dalla più grande sorella e che conclude la parabola commerciale di queste sportive di successo nel 1989; dopo di allora alla Ferrari si parlerà di due litri solo riferendosi al Lambrusco.