AUTOBIANCHI BIANCHINA CABRIOLET 1966

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SPECIFICHE

ANNO: 1966
CHILOMETRI: –
POTENZA:  19.7 Cv
CILINDRATA: 499,5 cm3
ALIMENTAZIONE: BENZINA/PETROIL
CAMBIO: Manuale
CILINDRI: 2
ESTERNO: Celeste
INTERNO: Pelle Nera

CARATTERISTICHE

  • Autovettura Italiana
  • Targhe Originali
  • Completamente Restaurata

Il progetto Bianchina cabriolet risale al 1959 e porta la firma dell’ingegner Luigi Rapi, passato dal reparto carrozzerie speciali della Fiat alla Autobianchi. Si tratta di un progetto contrastato, non condiviso da tutti i dirigenti della casa milanese, seppur caldeggiato dalla direzione generale. Il primo esemplare cabriolet risale addirittura al 1958: su una scocca di trasformabile tagliata nel padiglione superiore viene alloggiata una capottina. Questo prototipo, richiesto da un eccentrico miliardario statunitense, non ha però seguito. Solo l’anno successivo Luigi Rapi studierà la carrozzeria ex novo per creare una vera e propria cabriolet in grado di uscire dalla catena di montaggio.

La direzione commerciale Autobianchi è convinta che questa bianchina cabriolet di serie (la più piccola del mondo) possa rappresentare un buon investimento, anche per i mercati stranieri. Le nuove soluzioni tecniche e stilistiche della cabriolet (di cui si auspica la vendita di almeno 2000 esemplari all’anno) costringono però a rivedere quasi tutti gli stampi dei lamierati. Estremamente ricercata (forse troppo), carica di fregi e cromature in contrasto con la sobrietà della sorella trasformabile, la piccola cabriolet Special, contraddistinta dalla sigla di progetto «B 122», viene presentata al Salone di Ginevra nell’aprile del 1960. La risposta del pubblico è però molto fredda e la stessa stampa critica quel piccolo oggetto, definito troppo «americano» e civettuolo. Tuttavia, lo scopo che si era prefissata l’Autobianchi (conquistare la clientela dei vari carrozzieri speciali come Moretti, Ghia e Vignale)

è in parte raggiunto e, grazie anche al mercato straniero, vengono vendute in poco più di sei mesi oltre 1000 cabriolet. La clientela di questo modello, definito «snob», è però estremamente limitata. Il costo abbastanza elevato (635.000 lire, quindi 60.000 lire in più della trasformabile) e la ridotta abitabilità interna (due soli posti), ne riducono i potenziali acquirenti, quasi tutti giovani dalle buone possibilità economiche o signore alla ricerca della seconda vettura per la città o per recarsi nella casa al mare in Versilia o in Costa Azzurra. La cabriolet Special è caratterizzata, oltre che dalla capottina in tela nera interamente apribile come sulle spider, dai paraurti avvolgenti (privi di paracolpi in gomma) formati da ben dodici pezzi in zama cromata e ferro (le lame centrali). I due fregi anteriori diritti vengono sostituiti da due baffi più grandi cromati ricalcanti la linea della calandra anteriore. Al centro di quest’ultima, a copertura del foro clacson, è collocata una mascherina grigliata di nuovo disegno interamente in metallo mentre sulla trasformabile era in resina cromata.

Di nuova forma anche i fanalini anteriori (tondi anziché a unghia), spostati verso il centro, mentre al posto dei vecchi fanalini vengono sistemate due finte griglie cromate di discutibile valore estetico. Lateralmente la cabriolet viene impreziosita con profili inox che racchiudono un fregio orizzontale verniciato di nero lucido. Un’ulteriore decorazione cromata separa il sottoporta dalla portiera, la cui grossa novità è rappresentata dall’apertura contro vento. Di nuovo disegno gli indicatori di direzione laterali arancioni, formati da due piccoli rombi che si incastrano perfettamente nella modanatura anteriore. Assente sulle primissime versioni preserie (circa 80 esemplari destinati ai saloni e ai concessionari) lo specchietto laterale che, studiato dalla Vitaloni, sarà caratterizzato dalla forma trapezoida le con gambo rigato fissato sul parafango anteriore. La particolarità di questo specchietto, abbastanza complesso internamente per il sistema di regolazione brevettato, è che esce in versione sia sinistra sia destra (per il mercato straniero), con la sola variazione dell’inclinazione del gambo.

Per essere in regola con le norme internazionali le prime cabriolet montano posteriormente doppie luci targa laterali anziché la solita luce centrale, sostituita da un fregio incorporante la scritta Bianchina. Sulla destra del cofano posteriore la scritta Special testimonia l’utilizzo del generoso motore della Sport, già montato sulla trasformabile Special. L’assenza della parte anteriore del tetto costringe l’ingegner Rapi a ridisegnare interamente il parabrezza (che era di forma molto più curva lateralmente), che viene sostenuto da un apposito telaio munito di fregio in alluminio lucido e da due gocciolatoi cromati.

Nuovi i colori della selleria (con richiami neri anziché avorio) e i pannelli portiere, con tasca bassa trattenuta da due bottoni, Nelle versioni preserie si fa largo uso di moquette nera (o avana per modelli di colore verde e sabbia), che viene utilizzata per ricoprire anche il vano sedili posteriori e il vano schienale raccogli capotte. Sulla cabriolet vengono montati di serie i lavavetri con apposito pulsante in gomma sulla destra del piantone sterzo. Nonostante sia previsto il supplemento di 4750 lire, tutte le cabriolet escono di serie con pneumatici Pirelli con la caratteristica banda bianca.

La Bianchina Cabriolet Prima Serie (1960)

A parte i pochi esemplari consegnati in versione preserie (tutti costruiti entro il maggio del 1960), la cabriolet prima serie viene subito modificata nella luce targa: si rimonta, infatti, quella tradizionale, con una piccola modifica interna che assicura un più ampio raggio di luce conforme alle norme internazionali. Anche gli indicatori di direzione laterali vengono avanzati dal centro ruota di una decina di centimetri. Dopo il mese di giugno le curve paraurti vengono munite di paracolpi in gomma bianca. Per i modelli di esportazione viene utilizzata una selleria meno costosa, priva delle cuciture verticali, e i pianali in moquette sono sostituiti dalla decisamente più pratica ed economica gomma rigata nera.

La meccanica ricalca quella della sorella trasformabile 60, con serbatoio benzina di tipo piatto, filtro aria piccolo tenuto da tre bulloni e motore 500 Sport (110.004) del primo tipo, accreditato di 21 CV. Rispetto alla trasformabile, le calottine ruote sono più grandi e i cerchi bicolore (nero il canale e alluminio il centro). Anche la cabriolet monta posteriormente i nuovi fanalini con catarifrangente avvitato nella plastica arancione. Rispetto alla versione preserie viene abbandonato il fregio cromato presente sulla capottina in tela al di sopra del lunotto posteriore. Malgrado le opinioni contrastanti, la cabriolet riscuote nel suo primo anno di vita (in realtà solo Otto mesi) un buon successo commerciale con circa 1050 esemplari venduti. Grazie al parabrezza più aerodinamico la velocità massima raggiunge i 110 krn/h con prestazioni di tutto rispetto per un’automobile così piccola.

La Bianchina Cabriolet Seconda Serie D (1961)

Le innovazioni meccaniche apportate alla 500 D nell’autunno del 1960 arrivano anche sulla cabriolet nella primavera del 1961. Con l’uscita di produzione della 500 Sport (alla fine del 1960) tutti i motori 110.004, dopo le modifiche ricevute (carburatore IMB 5 e filtro aria di maggiore dimensioni con base saldata al coperchio ventilatore), vengono destinati alle Bianchina cabriolet e Special trasformabile. Anche se il progetto e la documentazione tecnica attribuiscono alla Bianchina il motore 110 D 004, in realtà questo propulsore (pur diverso dai precedenti) continua a recare punzonata sul carter, e sulla stessa targhetta riassuntiva nel vano bagagli anteriore, la sigla 110.004, senza la piccola D che contraddistingue invece il motore gemello in versione normale da 17,5 CV (110 D 000).

Tra le modifiche più vistose si nota la sostituzione del serbatoio piatto con quello a cubo sulla sinistra per ottenere un minore ingombro a parità di capacità (21 litri). All’esterno la cabriolet seconda serie si riconosce per il ritorno dei fanalini di posizione anteriori a unghia (con eliminazione delle finte griglie che non avevano incontrato i consensi del pubblico) mentre inferiormente ai lamierati sottoporta compare un’insolita guarnizione in gomma nera che ricopre la traversa di rinforzo del telaio. All’interno le novità più rilevanti riguardano i pannelli portiere con tasca applicata più in alto, mentre viene abbandonata definitivamente la moquette sui pianali a favore di tappeti in gomma. 1961 è l’anno di maggior produzione della cabriolet con circa 1750 esemplari costruiti.

La Bianchina Cabriolet Seconda Serie D/1 (1962-1964)

Le uniche modifiche esterne di rilievo rispetto alla versione precedente riguardano l’assenza del fregio sottoporta e i fanali posteriori, che dalla primavera del 1962 ricalcano la nuova linea con pinna sup riore (o tettuccio) studiata dall’azienda Altissimo per la nuova Bianchina berlina 4 posti. Numerose invece le modifiche interne, soprattutto alla selleria (è una tradizione per l’Autobianchi cambiare i pannelli portiera ogni anno!), rivestita di un nuovo materiale in finta pelle viplata con supporto in cotone semirigido. Dai pannelli portiera scompaiono le tasche e resta soltanto la fascia inferiore nera mentre lo schienale raccogli capote si riduce in altezza. Cambia anche il batticalcagno, ora più largo e incorporante la guarnizione portiera di nuovo disegno. Per una maggiore sicurezza in caso di incidenti vengono sostituiti i ganci di chiusura della capote (non più fissi ma ruotanti). Successivamente vengono modificati la struttura portiere (senza rotelle antivibrazione vetro), il materiale del tunnel e dei sedili posteriori (velluto canneté rigato e non più moquette) e i cerchioni di nuovo disegno con centro a piramide anziché a pera come i precedenti. La prima cabriolet modello 62 con un allestimento speciale viene consegnata nel dicembre 1961 all’ingegner Leopoldo Pirelli, grande sostenitore della piccola vettura, che utilizzerà per diversi anni per i suoi spostamenti cittadini. Dalle ultime cabriolet seconda serie (1964) scompare lo schienale raccogli capote per aumentare lo spazio riservato ai sedili posteriori, in grado di ospitare due passeggeri. Modificato anche il colore dei pannelli posteriori (laterali e schienale): non più neri ma colorati come i sedili. Complessivamente, nel triennio 1962-1964, vengono vendute circa 3500 cabriolet.

La Bianchina Cabriolet Terza Serie (1965-1968)

All’inizio del 1965 la Fiat presenta la nuova versione della Fiat 500 F. Con il consueto ritardo che aveva già fatto registrare un calo di vendite nel 1960, i nuovi gruppi meccanici vengono consegnati all’Autobianchi solo a fine estate. Le nuove cabriolet, contraddistinte dalla sigla 110/FB/5 ed equipaggiate con il nuovo motore Sport 110 F 004, vengono perciò consegnate in autunno. Anche se la potenza resta invariata (21 CV DIN, da non confondere con la potenza SAE di 25 CV), le modifiche sono numerose. Tra le più evidenti, il nuovo filtro aria maggiorato con ricircolazione dei gas di sfiato; il coperchio punterie di dimensioni più grandi e con un tappo predisposto per la fuoriuscita dei gas; la dinamo più potente. Irrobustiti anche frizione, semiassi, attacchi del motorino di avviamento e alcune parti della scocca. Nuovo il serbatoio carburante a barilotto (maggiorato a 22 litri), molto arretrato verso il cruscotto per dare più spazio al vano anteriore. Di nuovo disegno i cerchioni ruote di colore alluminio con il centro vuoto e di inedita forma rettangolare la vaschetta per il liquido freni. Diverse anche le due levette per starter e avviamento e il devioluci in plastica nera anziché con leve cromate. Cambia, inoltre, la struttura delle portiere, che presentano all’interno gli appigli saldati inferiormente anziché le maniglie in alluminio imbullonate come nel modello precedente. Oltre al rinnovo totale della gamma colori (integrati con numerose tinte optional), sparisce la guarnizione in gomma sottoporta mentre le lame paraurti presentano due punti di attacco anziché tre. Piccolo dettaglio stilistico, la scritta Autobianchi, al centro della mascherina anteriore, è in colore nero anziché dorata. Anche i fari sono di nuovo disegno e presentano due viti di regolazione. All’interno viene abbandonata la tinta nero opaco nella parte inferiore del cruscotto, che presenta al centro il portacenere. Totalmente modificata la selleria sia nell’impiego del materiale (finta pelle a supporto elastico), sia nell’utilizzo dei colori (sedili monocolore anziché bicolore). Di nuovo disegno anche i pannelli portiere con tasca centrale con elastico ed i pannelli posteriori. Eliminato il canneté sul tunnel, sostituito da tappeto in gomma nera a «nido d’ape», resta solo la moquette nera sul sedile posteriore. Di forma diversa le staffe per il fissaggio della capote. Nuovo anche il pulsante clacson (senza anello dorato) e il cassetto portaoggetti, non più in lamiera saldata ma in plastica nera avvitato. Successivamente vengono introdotte altre modifiche: finto legno misto a plastica nera sul cruscotto, sedili con molle anziché elastici, fanalini posteriori senza pinna superiore con corpo interamente in plastica (dal 1967), cornici fari più squadrate, spostamento del clacson al di sotto del vano bagagli, unico portaoggetti della stessa lunghezza del cruscotto. Dopo il calo del 1966 (solo 400 cabriolet vendute) si ha una ripresa nel 1967, quando si raggiungono le 800 cabriolet prodotte.

L’aumento delle vendite nel 1967 convince in un primo tempo il reparto commerciale (ormai «filtrato» dalla Fiat) a mantenere in vita la piccola cabriolet sotto il nuovo marchio Fiat Autobianchi. È infatti già allo studio il nuovo progetto cabriolet L con selleria di lusso, cruscotto imbottito e altri piccoli dettagli estetici. I pochi prototipi che avrebbero dovuto servire per la presentazione alla stampa nella primavera dei 1969 sono rimasti delle realizzazioni isolate. Peccato, perché la piccola cabriolet aveva ancora molti estimatori e avrebbe potuto tranquillamente continuare a essere venduta anche negli anni Settanta affiancando la Autobianchi 500 Giardiniera, unica superstite della numerosa famiglia di Desio. Della cabriolet F sono stati complessivamente prodotti 2750 esemplari, tutti assemblati entro il 1968 anche se alcune vetture sono state immatricolate nel 1969.